ERCOLANO - Giuseppe Maggi
Giuseppe Maggi
ERCOLANO
Fine di una città
Ercolano
ha gridato al mondo la sua tragedia, nitida negli agghiaccianti
particolari come in rapide sequenze filmate. La popolazione di alcune
migliaia di abitanti, che aveva sottovalutato i primi brontolii del
Vesuvio in quel caldo 24 agosto del 79 d. C., non era fuggita per la
strada costiera in direzione di napoli, come senza prove è stato a lungo
sostenuto. Aveva disceso a precipizio le ripide rampe che dall'alto
della città, attraverso le porte, confluivano in una lunga gradinata che
portava alla spiaggia, nella speranza di trovare salvezza sul mare.
Ma il mare era impazzito. Qualche imbarcazione messa con enorme sforzo in acqua si era capovolta.Non rimaneva che accalcarsi negli angusti ambienti ai due lati della gradinata, ricovero d'inverno per le barche. Non c'era spazio per tutti: folli di terrore, uomini e animali protendevano i corpi in violente spinte per entrare. Altri si ammassavano sul limitare o rotolavano sulla spiaggia nell'opacità di una nube ardente che li tormentava e soffocava.
A un tratto, come per lo spaccarsi di una diga, un'immensa massa fangosa di ceneri, pomici, detriti piomba sulla città, penetra con violenza dappertutto, strappa le statue dalle basi, le parti alte delle case. Risucchia da porte, finestre la suppellettile domestica. Con un'alta ondata abbatte gli ultimi ritardatari, riverversandosi al di là delle mura in un'ampia cascata. Quando il fenomeno è finito Ercolano è scomparsa sotto una montagna artificiale, che allarga le pendici a ventaglio sul mare.
Edizioni 2013 - Euro 14,00
Collana: Il Canto di Miseno
Acquistalo direttamente sul sito
0 Commenti:
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page